Chiude il Parco Storico dell’Alto Monferrato
Ovada. Lo “Story Park” di via Novi lascia…
La struttura, più correttamente da definire come Museo Storico dell’Alto Monferrato, era sorta qualche anno fa grazie ad una somma ingente di denaro, quasi un milione e mezzo di euro di fondi pubblici, provenienti da un bando europeo ed arrivati ad Ovada attraverso gli enti locali della Regione e della Provincia.
L’iniziativa ovadese era sorta nell’ambito dei cosiddetti parchi tematici. Ed infatti il Parco (chiamato erroneamente dall’inglese “Story Park”) doveva raccontare le vicende storiche e le tradizioni culturali dell’Alto Monferrato, attraverso grandi pannelli esplicativi del cammino storico del territorio altomonferrino ovadese, illustrazioni di settore, ausilii tecnologici ed informatici, sala-conferenze e quant’altro ancora. In più era sorta una grande area esterna, quasi a fianco del corso dello Stura, con la presenza della flora tipica del territorio e di cartellonistica in tema.
Ma in realtà la struttura, costata tanti soldi e nata per specifici motivi culturali e conoscitivi, non è mai decollata praticamente, se non come luogo di visita di qualche scolaresca cittadina. Anzi si è rivelata ben presto un flop, un po’ come diversi altri parchi tematici.
Annessa alla struttura, che avrebbe dovuto essere ricettiva nel tempo di tanti studenti e di comitive giunte in pullman per conoscere la storia, le origini e le caratteristiche peculiari di un’interessante terra di confine quale è l’Alto Monferrato ovadese, è sorto anche uno spazio di ristoro, un bar-ristorante aperto due anni fa da una famiglia di Rossiglione. Che ora ha preferito lasciare alla fine di aprile, considerata sia l’esiguità della presenza di turisti e di visitatori che i troppi vincoli annessi alla gestione. D’altra parte gli stessi gestori si erano impegnati ad allargare l’attività alla ristorazione vera e propria (ottenendo il consenso del Comune) e ad organizzare manifestazioni ed eventi interni, soprattutto rivolti a studenti e ad anziani.
Ma non c’è stato nulla da fare, la limitatezza del numero dei visitatori e dei frequentatori della struttura di via Novi ha fatto sì che si prendesse alla fine la decisione di chiudere l’area di ristoro e, con essa, l’intero edificio, rimasto ora appunto senza gestori.
Come si sa, subito dopo il termine della grande costruzione, era sorta una controversia tra il Comune e l’impresa costruttrice dell’immobile, La Giustiniana di Gavi, cui Palazzo Delfino rimproverava errori nell’esecuzione dei lavori. Intanto iniziava il degrado strutturale dell’edificio, ben visibile anche dall’esterno.
Poi nel 2015 la sospirata ed attesa apertura del Parco Storico dell’Alto Monferrato, dopo che era andato a monte un altro progetto di ambito, quello di collegare la neonata struttura con la città attraverso una passerella sullo Stura…
Ed ora che si farà? L’intenzione dell’Amministrazione comunale sarebbe quella di pubblicare un altro bando per la gestione del locale, magari riducendo i vincoli di utilizzo per invogliare maggiormente eventuali interessati a gestire il Parco Storico, anche se è chiaro che non si potrà uscire da certi ambiti tematici fissi.
Da parte sua, la minoranza consiliare spara a zero sulla chiusura della struttura (ne aveva già accennato Giorgio Bricola in Consiglio comunale), che parla di tanti soldi pubblici buttati al vento per niente. Lo stesso Bricola in più occasioni consiliari aveva collegato la costruzione del Parco Storico alla bonifica dell’area dell’attiguo frantoio Robbiano Gentile, mai compiuta radicalmente.
Fatto sta che per questa ingente opera di via Novi si sono richiesti alla Comunità Europea, ottenuti e poi spesi, un sacco di soldi…
Ed ora purtroppo la realtà è sotto gli occhi di tutti.