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“Cubita” ha aperto le danze acquesi

Acqui Terme. Sarà un “Acqui in Palcoscenico” dei giovani quello inaugurato, la sera di domenica 2 luglio, al teatro aperto di Piazza Conciliazione.

La sottolineatura viene dal Direttore Artistico Loredana Furno, più determinata che mai nel voler proseguire anche in futuro questo consolidato dialogo “di danza” con la città.

I giovani alla ribalta: giustissimo.

Ma, purtroppo, sono solo un centinaio scarso gli spettatori (che comunque non fan mancare gli applausi) per una serata che, oltre ad una diversa cornice, meritava più coinvolti e vivaci interpreti. O, meglio, una diversa, più viva partitura dei passi.

Cubita il nome del primo balletto della Danza 2017 in città: e pensi ad energia e colori, movimenti e luci, ad una dinamica esplosione vitale.

Rumba, bolero, le canzoni di Omara Portuondo, le composizioni di Leo Brower.

Invece tutto è – come dire – molto raffreddato, cerebrale: non bastano i successi musicali e il richiamo implicito al Buena Vista Social Club, i timbri di voce e strumento (chitarre e violini, la ritmica delle percussioni; poi scrosci d’acqua e tuoni di temporale: ma il missaggio musicale non ci è sembrato a regola d’arte; in più c’è un amplificatore a far le bizze…) a coinvolgere, a pieno, un pubblico che apprezza sicuramente di più la seconda parte, più varia, del programma, ecco Cubanologia, rispetto al primo segmento Historia de un adios (con tanto di voce recitante, e poteva essere una bella idea) che corre via con poche scosse.

Le coreografe Sandra Ramy Aparicio e Laura Domingo Aguera, che sollecitano gli undici interpreti della Compagnia Eko Dance International Project di Pompea Santoro, come premessa di progetto, vogliono risalire agli archetipi. Al riconoscimento di una idea, di un “a priori”. Così leggiamo nel programma.

Ma anche gli abiti di scena (prima sul bianco e nero, poi sul pastello) sottraggono esuberanza. I movimenti, sono sempre sottoposti quasi ad un eccesso di controllo, e ciò vale anche per il disegno complessivo. È così che l’esotismo (che in tanti aspettano) viene meno: e hai la sensazione che Cuba, con le “cartoline” che il manifesto evoca, abbia il sapore di pretesto. Da cui si è presa troppa distanza. Con un approccio “di danza moderna e contemporanea” che non solo contamina, ma si impone.

Un inizio così così (pur concettualmente interessante). Ma non è che la prima tappa…

La fiducia non deve venir meno. Caricche di giuste attese, ad esempio, le prossime serate: giovedì 6 luglio la Compagnia di balletto Beatrice Belluschi presenta “Soirée Classique”. coreografie Beatrice Belluschi, musiche Ciaikovsky, Ponchielli, Weber; sabato 8 luglio è la volta di Sacco d’ossa/Jam e Sine die, proposti dal Real Conservatorio “Mariemma”, con una giovane compagnia, che viene da Madrid, con successo passata da Collegno nel dicembre scorso.

G.Sa

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