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Domenica delle Palme: l’omelia del vescovo Mons. Luigi Testore (VIDEO)

«Ogni anno siamo chiamati a rivivere il mistero pasquale e per noi questo è qualcosa di grande e di essenziale. Solo nel mistero della Pasqua possiamo infatti capire il significato della nostra fede in Gesù.

Questa domenica delle Palme ci introduce nella settimana autentica e inizia ad aprire il nostro cuore per renderci capaci di comprendere e accogliere gli avvenimenti descritti nella lettura della Passione, che abbiamo ora ascoltato e che celebreremo nel Triduo Pasquale tra giovedì santo e domenica.  Vorrei oggi in particolare invitarvi a partecipare alle celebrazioni della settimana santa: giovedì rivivremo l’Ultima Cena di Gesù con i discepoli; venerdì il mistero della croce e della morte e sabato sera la grande Veglia in cui annunciamo la resurrezione e ripercorriamo tutta la storia della salvezza.

Ma torniamo alla liturgia di oggi: la prima lettura tratta dal profeta Isaia ci ha fatto ascoltare il terzo cantico del Servo sofferente, quest’uomo che offre il dorso ai flagellatori e le guance a chi gli strappa la barba.  Non sappiamo esattamente a cosa si riferisse il Profeta nel suo tempo, ma certo, leggendo questo testo alla luce della Pasqua, ne restiamo profondamente colpiti perché il profeta ci parla di un uomo che si addossa i nostri dolori e che li guarisce attraverso il dono di sé e della sua sofferenza.

Troppe volte le situazioni umane ci appaiono inspiegabili e non riusciamo a darci ragione del dolore e della sofferenza che vediamo accanto a noi, o che addirittura dobbiamo vivere noi stessi. La Rivelazione ci apre la mente su molti aspetti essenziali della vita umana, ma non ci spiega facilmente il mistero della sofferenza e del dolore, ci dice però  che Gesù si è lasciato schiacciare dalle nostre iniquità, ha assunto su di sé il dolore del mondo e vi ha partecipato totalmente, che ha vissuto la condizione umana fino alla morte.

Per questo la lettura della Lettera di Paolo ai Filippesi ci ricorda come lui spogliò se stesso assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte di croce. È essenziale per noi tenere lo sguardo su Gesù, imparare a guardare la sua croce, perché guardando la croce si può capire tutta la forza della redenzione.

Ogni volta che non sappiamo spiegarci il dolore della condizione umana è bene guardare a Gesù crocifisso perché capiamo che questo suo partecipare totalmente alla nostra condizione, trasforma anche le nostre situazioni più disperate.

Del racconto della Passione, possiamo poi  oggi riflettere  solo su un aspetto, forse marginale, che è l’episodio iniziale a Betania. Giunge questa donna con un vasetto pieno di olio profumato e lo versa sul capo di Gesù. L’evangelista vede in questo gesto un segno della imminente morte di Gesù, ma vede anche sullo sfondo il gesto stesso di Gesù che si dona totalmente.  Nella Pasqua infatti impariamo cosa significa servire gli altri, farsi servi, perché Gesù si è fatto servo di tutti noi, ma capiamo anche che questo è possibile solo se sappiamo conoscere e amare Gesù. Solo se scatta in noi quella generosità esagerata di questa donna di Betania, che non ha paura di sprecare il profumo prezioso.

Il Vangelo di Marco ci dice che alcuni si sdegnarono: “perché tutto questo spreco?” Ma  anche ciascuno di noi non può temere di donare il meglio di sé per imparare ad amare Dio e gli altri, perché la Pasqua che celebriamo ci chiede di fare questo salto di qualità, di non ragionare troppo, ma di lasciarci trasportare da un amore che ci supera».

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