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Giovesì Santo: messa in Coena Domini (VIDEO)

Acqui Terme. Alcuni momenti della messa in “Coena Domini” celebrata dal Vescovo di Acqui, mons. Luigi Testore, nella cattedrale, giovedì 29 marzo alle ore 18. Durante questa messa si ricorda l’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli. La liturgia prevede il rito della Lavanda dei piedi: il Vescovo ripete quello che Gesù stesso fece dopo l’Ultima Cena.

L’omelia del Vescovo

«Con la celebrazione di questa Messa che rievoca e rende presente l’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli entriamo nel cuore del mistero pasquale.

La sera del giovedì santo è infatti il momento in cui Gesù rivive con i suoi l’antico rito pasquale del popolo di Israele di cui ci ha parlato il libro dell’Esodo, ma è soprattutto il momento in cui con i segni del pane spezzato e del vino versato, Gesù anticipa il sacrificio della croce, perché quel gesto, ripetuto nel tempo nella Chiesa, potesse essere segno vero di quanto Gesù ha fatto per noi. Gesù ha stabilito così in modo concreto la permanenza visibile e misteriosa della sua morte in croce per noi, del suo amore per l’umanità.

Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia e facciamo comunione con Lui, riviviamo pienamente il significato di questa sera. La Chiesa vive la passione di Gesù e sente profondamente il compito di partecipare alla condizione dell’uomo e del mondo per offrire la speranza sempre nuova di Cristo che dona la vita a salvezza di tutti.

Se guardiamo ai problemi e alle fatiche dell’umanità, anche nel nostro tempo, ne restiamo un po’ schiacciati. Ci sono situazioni drammatiche di guerra, non solo in Siria, ma anche in varie parti dell’Africa (pensiamo anche solo al Congo o al Sud Sudan), e poi la preoccupazione di circa un sesto dell’umanità che ancora soffre la fame e della nostra umana incapacità, nonostante i progressi fatti, di superare o alleviare queste situazioni.

Ma riconosciamo che nell’Eucaristia ogni promessa di Dio si compie e che dal servizio e dono totale di Gesù possiamo imparare anche noi a cercare stili e relazioni nuove.

Gesù, nell’ultima cena, ha indicato il senso che avrebbe avuto la sua morte per amore e ha consegnato tale senso a noi nell’Eucaristia. Sta a noi non ricevere invano questo mistero d’amore. Nella comunione eucaristica il Signore si dona a noi e ci assimila a sé nella misura in cui accettiamo di diventare figli di Dio in Gesù e fratelli di ogni essere umano, nella misura in cui impariamo ad amarci e a servirci gli uni gli altri come ci ha comandato di fare nell’ultima cena dopo aver lavato i piedi ai discepoli.

Questo gesto, che noi compiamo in modo simbolico, Gesù lo ha fatto davvero, per far capire ai suoi discepoli e a tutti noi che è solo in uno spirito di vero servizio reciproco che si può costruire una umanità rinnovata. Mettersi a servizio dell’altro, donare il proprio tempo e le proprie energie, cambia radicalmente la nostra percezione della vita e cambia il mondo, lo rende migliore.

È così che possiamo essere Chiesa del Giovedì Santo, cioè una comunità che celebra l’Eucaristia nel senso voluto da Gesù, una comunità che anche attraverso questo gesto può e vuole trasformare le cose negative che sono attorno a noi.  Una comunità che non accetta le chiusure egoistiche, la corruzione, l’ingiustizia e che desidera servire il mondo».

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