Acqui Terme

Ottria: “Il trattamento riservato ai pendolari della stazione di Alessandria è inconcepibile ed inaccettabile”

Ci scrive Valter Ottria: «Per i viaggiatori non c’è una sola ragione logica per questo taglio indiscriminato all’offerta ferroviaria che da Alessandria va verso Milano e dal capoluogo lombardo vi fa ritorno. Il taglio di 22 corse sulle 24 previste – se fossero confermate le odierne notizie di stampa – è inconcepibile ed inaccettabile. Ma come ci devono andare le persone a lavorare, a dorso di un mulo? L’alternativa è mettersi in strada, alla guida di un’auto, congestionando ancora di più il traffico già a livelli intollerabili o cambiare direttamente la residenza. L’alessandrino, l’astigiano e il Piemonte tutto, questo lo possono accettare? Io penso di no e chiedo con forza che la Regione riprenda in mano la questione della programmazione, in concerto con gli operatori ferroviari: da un lato è necessario fare la voce grossa con Trenord, che non tiene minimamente in considerazione quali siano le reali esigenze dei lavoratori; dall’altro non è francamente accettabile che la Regione Piemonte, ad una settimana dall’entrata in vigore del nuovo orario, non si adoperi per tutelare l’offerta ferroviaria per i propri cittadini.

Ho presentato nei giorni scorsi al Consiglio regionale del Piemonte un atto di indirizzo che impegni la Regione a fare atti concreti in modo da scongiurare la soppressione del FrecciaBianca 8807 verso Lecce; lo aggiornerò indicando impegni precisi a tutela delle stazioni ferroviarie di Alessandria ed Asti anche verso Milano».

Un commento

  1. La riforma del titolo quinto della Costituzione Italiana, al pari di quasi tutte le modifiche apportate al documento fondante il nostro Diritto Repubblicano ha apportato più danni rispetto agli auspicati quanto illusori benefici. Ad aggravare la situazione, l’aver trasformato i servizi pubblici essenziali ad alta rilevanza sociale in comuni attività d’impresa, esercite anziché da Enti istituzionali, da Società per Azioni di Diritto privato, se non addirittura di proprietà parzialmente o totalmente privata. Il Maestro Giuseppe Verdi ebbe a scrivere che un ritorno all’antico sarebbe stato un progresso: pertanto, occorre un’energica manovra di nuove Nazionalizzazioni e combattere l’insorgere di quelle disparità Regionali dove ognuno tende a coltivare il proprio orticello, incurante delle mutue relazioni tra le aree geografiche ed i loro abitanti. Nel caso di specie, mi permetterei di affermare che le Ferrovie dovrebbero essere tutte dello Stato, con l’obiettivo di creare un’Amministrazione Ferroviaria Federale Europea, assegnando ad Enti d’ambito più localistico solo certe linee isolate o quasi dal resto della rete, ovviamente, sempre che queste non siano già a carico dell’Amministrazione Nazionale. Va da sé che la dicotomia tra infrastruttura (per le FS, leggasi RFI) ed esercizio (per le FS, leggasi Trenitalia) debba assolutamente scomparire, così come debbono scomparire Presidenti, Amministratori Delegati e varie persone, purtroppo, di formazione gestionale, il cui emolumento non è limitato superiormente, trattandosi di cariche di Enti di Diritto privato.

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