Acqui Terme

Il Pellegrinaggio in Giordania della Comunità Pastorale San Guido

Acqui Terme. Dal 15 al 22 febbraio 2020 un gruppo di 49 persone guidate dal parroco del Duomo di Acqui Terme, don Giorgio Santi, ha partecipato ad un pellegrinaggio in Giordania – un paese piccolo per la sua estensione geografica, ma grande per le sue bellezze naturali, la sua ricca varietà di paesaggi e la sua storia millenaria, nonché per la sua radicata tradizione di ospitalità -, organizzato dalla Comunità Pastorale San Guido e dal tour operator Europeando della città termale.

Tutte le visite sono state precedute, durante gli spostamenti giornalieri in pullman, sia da un momento di preghiera e dalla lettura di alcuni brani selezionati da don Giorgio che li ha mirabilmente commentati invitando alla riflessione su quattro figure particolarmente significative non soltanto per il Cristianesimo, ma anche per l’Ebraismo e l’Islamismo (Mosè, Abramo, Giovanni Battista e Gesù), sul deserto e sui cristiani, sia dalla presentazione generale dal punto di vista storico e artistico, da parte dell’ottima guida che ci ha accompagnato durante tutto il viaggio, dei vari siti che si sarebbero visitati, seguita poi in loco, al cospetto dei medesimi, dagli opportuni chiarimenti e approfondimenti.

La prima giornata del tour vero e proprio, che prevedeva il lungo spostamento da Amman, dove si era arrivati il giorno precedente, verso la città di Petra, è stata particolarmente intensa. Ha avuto inizio con la visita di Madaba, l’antica città greco-ortodossa nota per i suoi splendidi mosaici bizantini, primo fra tutti quello raffigurante la mappa della Terrasanta, non datato, ma certamente realizzato intorno alla metà del 500, in epoca giustinianea, come si evince da alcuni particolari perfettamente databili. La mappa, che è orientata verso est, con il bacino del Mediterraneo nel margine inferiore ed il nord a sinistra, si trova all’interno della chiesa di San Giorgio, dove abbiamo potuto ammirarla dopo che ci era stata minuziosamente illustrata dalla guida grazie ad una perfetta riproduzione che ci ha permesso di identificare i vari siti: non soltanto la città santa di Gerusalemme, ma anche, ad esempio, Gerico, il luogo del battesimo di Gesù, Betlemme, Hebron ed il Mar Morto, con le indicazioni delle antiche rotte commerciali. Dopo Madaba due soste significative e imperdibili sono state effettuate al Monte Nebo, uno dei luoghi più sacri della Giordania, da dove Mosè potè finalmente vedere la Terra Promessa dopo avere guidato per tanti anni il popolo ebraico attraverso il deserto e dove non poteva mancare la celebrazione della Santa Messa, ed a Macheronte, con la salita sulla cima della collina da dove si gode di una splendida vista e dove si trovano le rovine del palazzo che vide la prigionia e poi la morte per decapitazione di Giovanni Battista per ordine di Erode Antipa, che esaudì così il desiderio espresso da Salomé su istigazione della madre Erodiade. Il viaggio è poi proseguito fino a Petra lungo la cosiddetta “Strada dei Re”, usata dai nabatei che regnavano colà per i commerci tra Arabia e Siria e fatta poi riparare dall’imperatore romano Traiano dopo l’annessione all’impero.

Alla scoperta della maestosa ed affascinante città di Petra, che conobbe il suo massimo splendore sotto i nabatei, tra il I sec. a. C. e il I sec. d. C., del cui regno fu la capitale fino al 106, raggiungendo una popolazione che sfiorò i 30.000 abitanti e che nel 1985 è stata dichiarata dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità”, è stata dedicata interamente la seconda giornata. Situata in un anfiteatro naturale circondato da alti roccioni e difesa da strette gole, la sua posizione era molto sicura e la sua prosperità si fondava sul commercio di prodotti provenienti dall’Arabia meridionale, oltre che dall’Africa e dall’India, che venivano poi smistati nella Siria settentrionale, in Egitto e nei paesi del Mediterraneo. Dopo l’annessione all’impero romano divenne dapprima la principale città della nuova provincia d’Arabia, vivendo probabilmente un momento di rinascimento culturale come sembrano dimostrare il rifacimento dell’antico teatro nabateo e l’imponente via colonnata; ma l’apertura di nuove vie carovaniere controllate da Palmira e la rotta marittima verso l’Egitto le fecero perdere la sua importanza strategica determinando l’inizio del suo lento declino.

Al sito si accede percorrendo il siq (una gola lunga più di un Km e piuttostto stretta), che già attrae i visitatori grazie all’affascinante scenario creato dai colori dell’arenaria delle rocce in cui sono scolpite nicchie ed ai fianchi del quale si trovano sulla sinistra un canale per l’acqua scavato nella roccia e sulla destra resti di tubature in terracotta; ma al suo termine l’improvvisa apparizione della grandiosa facciata del Tesoro è particolarmente impressionante e lascia tutti stupefatti e sorpresi. Dopo il tesoro la strada si allarga ed è fiancheggiata da diverse tombe; seguono la strada delle facciate ed il teatro, che poteva ospitare fino a 8500 spettatori, e poi, lungo la via colonnata, il centro dell’antica città. Un monumento veramente emozionante, anche se faticoso da raggiungere risalendo un sentiero con più di 800 gradini, è senz’altro il cosiddetto monastero, una facciata imponente e maestosa di quasi 50 metri quadrati, scavata su una montagna, mentre ben impressi nella memoria restano i panorami mozzafiato che si godono dai rilievi circostanti.

Il terzo giorno è stato dedicato dapprima alla visita della Piccola Petra, alla quale si accede superando un piccolo siq: probabilmente un importante caravanserraglio dove sostavano i mercanti ed i carovanieri durante il loro soggiorno a Petra, con le sue numerose case scavate nella roccia, i suoi templi ed i suoi triclini e con le scalinate anch’esse intagliate nella roccia (particolarmente interessante un biclinium, ancora decorato con le originarie pitture nabatee, che si raggiunge mediante una rampa di scale molto consunte); e poi al Wadi Rum: un ambiente desertico spettacolare e fantastico, formato da sabbie e rocce rossastre, dove è stato possibile scoprire le numerose tracce lasciate dalle civiltà che hanno abitato l’area grazie ad una indimenticabile escursione a bordo di jeep e dove si è rivelato particolarmente suggesstivo il momento del tramonto con i suoi innumerevoli colori. Interessante anche l’esperienza della notte trascorsa in un campo tendato beduino.

Le condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli hanno senza dubbio contribuito a mettere in risalto la straordinaria bellezza dei siti visitati nei primi tre giorni di permanenza in Giordania. Il che è purtroppo mancato nel giorno successivo, la cui mattinata è stata dedicata alla visita di Betania, sulla riva orientale del fiume Giordano vicino al Mar Morto, luogo che ricorda il battesimo di Gesù; ma ciò non ha per nulla intaccato la commozione spirituale che da esso emana, anche se è stato necessario interrompere la celebrazione della Santa Messa a causa della pioggia. Il tempo poco favorevole ci ha poi accompagnato anche nel resto della giornata, quando abbiamo raggiunto il Mar Morto, il punto più basso della terra con i suoi 395 metri sotto il livello del mare, dove alcuni si sono comunque bagnati nelle sue acque ricche di sale.

Dopo l’esperienza del Mar Morto il pullman ha nuovamente raggiunto Amman, da dove sono partite le visite programmate per i due ultimi giorni di permanenza in Giordania, il primo dei quali nel nord del paese, con la visita di Jerash, una delle città ellenistico-romane meglio conservate del Mediterraneo orientale, situata in una valle ben irrigata e fertile e detta la “Pompei d’Oriente”, e delle rovine del castello arabo di Ajloun. L’area archeologica di Jerash è molto estesa e tra i suoi monumenti più importanti si annoverano l’arco di Adriano – l’imperatore romano successore di Traiano, in onore del quale fu innalzato -, l’ippodromo, l’immensa piazza ovale, la via colonnata o cardo, l’anfiteatro romano, il tempio di Artemide ed il tempio di Zeus, mentre il castello o fortezza di Ajloun domina la città omonima sul lato ovest, si trova in una posizione panoramica rispetto alla campagna circostante e ai wadi che scendono verso la valle del Giordano e fu eretto per limitare l’espansione dei regni crociati.

Eccoci così giunti all’ultimo giorno del nostro viaggio, anch’esso particolarmente intenso. Durante la mattinata abbiamo visitato tre interessanti castelli nel deserto orientale: dapprima quello di Azraq, un’importante roccaforte difensiva di basalto nero, situata in un’oasi che fu un importante crocevia commerciale e costruita dai romani nel III secolo, successivamente utilizzata dai bizantini e dagli omayyadi e poi ricostruita nel 1237 dal governatore ayyubide della regione dopo la cacciata dei crociati dalla Giordania orientale ad opera di Saladino, ed infine occupata nel 1917-18 da Lawrence d’Arabia, che organizzò la rivolta delle tribù arabe contro i dominatori ottomani; poi la fortezza di Amra, all’interno della quale si conservano magnifici affreschi, purtroppo soltanto in parte ripuliti e restaurati; ed infine il castello di Harrana, a pianta quadrata, ben visibile da lontano e risalente al primo periodo islamico, all’interno del quale si trovano numerose stanze e che fu utilizzato come caravanserraglio grazie alla sua posizione all’incrocio di molte piste del deserto.

L’ultimo pomeriggio è stato invece dedicato alla visita, in realtà piuttosto rapida, di Amman, la capitale della Giordania, che originariamente si ergeva su 7 colli e che ora ne ricopre ben 19, nella quale traspare con evidenza il contrasto tra antico e moderno. Notevole la cittadella, dove le più importanti tracce del passato sono rappresentate dal palazzo omayyade, risalente alla prima metà dell’VIII secolo, sulla terrazza più alta, e dal tempio di Ercole, di epoca romana, sulla terrazza di mezzo sottostante, verso sud, con le sue colonne gigantesche che si stagliano contro il cielo; imperdibile una passeggiata, anche breve, nel centro, cuore fisico e spirituale della città, dove le poche rovine romane (in primo luogo il grandioso teatro) sono incorporate nel caos urbano; caratteristico il souk, un intrico di vicoli, nei cui banchi, molto colorati, si vende di tutto.

La giornata si è conclusa con la celebrazione della Santa Messa in una chiesa moderna nella periferia della città, che ha rappresentato un altro momento di commozione ed emozione intense ed alla quale il nostro gruppo ha partecipato insieme con un altro gruppo proveniente da Bellagio, che iniziava il suo pellegrinaggio in terra giordana.

Giunti al termine del nostro viaggio, durante il quale la nostra ottima guida ci ha anche intrattenuto illustrandoci i fondamenti principali della fede islamica e molti interessanti aspetti della vita quotidiana che hanno contribuito ad arricchire le nostre conoscenze in proposito, non possiamo che manifestare la soddisfazione per tutto quanto abbiamo visto ed appreso, unitamente al rammarico per quanto non è stato possibile visitare per approfondire ulteriormente la conoscenza di un paese che ha molto altro da offrire sia dal punto di vista naturalistico, sia dal punto di vista storico e culturale e sia anche dal punto di vista religioso e spirituale. E non possiamo non esprimere la nostra riconoscenza verso don Giorgio, che ci ha eccellentemente guidato in un pellegrinaggio il cui ricordo senza dubbio ci accompagnerà a lungo.

Laura Balletto

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