L’emergenza Covid fa aumentare i prezzi del cibo
Acqui Terme. Spinti dall’emergenza Coronavirus i prezzi mondiali dei prodotti alimentari raggiungono il valore massimo da inizio pandemia per effetto di quattro rincari mensili consecutivi che riducono le possibilità di acquisto e fanno sprofondare nella fame nuove fasce della popolazione.
È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione sulla base dei dati Fao che rilevano un rincaro del 5% del prezzo del cibo nel mondo a settembre 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
L’Italia è il primo produttore UE di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne. Il Belpaese è poi autosufficiente per quanto riguarda la produzione di carni avicole con oltre 1,3 milioni di tonnellate e di uova con quasi 13 miliardi pezzi, ma resta in deficit su alimenti base come carne, latte e cereali.
“Con l’avanzare della pandemia la disponibilità delle produzioni agricole è diventata strategica – affermano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo – per la necessità di garantire le forniture alimentari alla popolazione. Cosa diversa sono, però, le speculazioni sui prezzi, come più volte abbiamo denunciato già durante il lockdown.
L’allarme globale, provocato dal Coronavirus, ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza e ha sottolineato l’importanza dei controlli lungo la filiera alimentare e la tracciabilità di quanto portiamo sulle nostre tavole. Ci sono le condizioni per rispondere alla domanda dei consumatori ed investire sulla nostra agricoltura che è in grado di offrire produzioni di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi, come quello avviato nei mesi scorsi in Piemonte per il frumento tenero, Gran Piemonte, al fine di valorizzare veramente le produzioni ed di offrire una equa remunerazione alle imprese”.