Acqui Terme

Le cause del decadimento dell’ospedale analizzate da chi le ha vissute dall’interno

Acqui Terme. Grazie al dott. Pierluigi Roncarolo possiamo pubblicare sull’intricata, delicatissima e tragica questione dell’ospedale di Acqui Terme il punto di vista di chi ha vissuto il decadimento della sanità locale, dall’interno. (la testimonianza è pubblicata interamente su L’Ancora del 5 marzo 2017).

«Egregio Direttore, chiedo ospitalità al suo Settimanale, per esporre alcune considerazioni relative allo stato di grave decadimento in cui è stata condotta, a forza e spietatamente, la Sanità locale.

Tutto cominciò con l’accorpamento a Novi Ligure, dopo una lunga e sfortunata battaglia, alla quale partecipai, io da poco tempo Acquese  con altri valentissimi Acquesi,  insieme componenti del Comitato per la Difesa della Sanità locale, moralmente sostenuti da quello specialissimo Uomo di Dio che fu Monsignor Giovanni Galliano.

Quando, nel 1990,  arrivai ad Acqui Teme trovai un Ospedale in pieno sviluppo con tredici primariati e numerosi Servizi. Tutte le direzioni: sanitarie, infermieristiche e amministrative e la Scuola Infermieri professioni con la sua Direzione.

La battaglia contro l’accorpamento a Novi Ligure fu coronata da un enorme consenso popolare (20.000 firme circa portate in Regione)  e da un breve ed effimero successo “politico”: fummo vincenti davanti alla Giunta che approvò il progetto di unificazione con Ovada, Nizza e Canelli e fummo sconfitti dalla defezione all’ultimo minuto di Nizza. Questo voltafaccia comportò ovviamente la bocciatura in Consiglio Regionale.

Da quel momento incominciò l’operazione di spogliazione del nostro Ospedale, fomentando abbandoni di Primariati, la loro abolizione, il loro trasferimento a Novi.

Il confronto tra Ospedali era tutto a nostro favore ma ci trattarono come una “riserva indiana” spogliandoci di tutto e riducendoci a quel rachitico scheletro che, anno per anno, è diventato:  […]

Nei tempi recenti, dopo innumerevoli rimostranze e nuove migliaia di firme raccolte, la Regione e le Aziende hanno accettato  gli incontri tra i Sindaci.

Ho partecipato anche a questi e tanto mi è bastato per convincermi, fin dalle prime battute,  che il discorso tra sordi era ormai giunto alle sue peggiori conseguenze.

Nessun approfondimento sulle proposte tecniche offerte, ma solo un brutale prendere o lasciare, mitigato dalla  non-soluzione che ha relegato in una anticamera, quattro letti di osservazione Cardiologica e lasciato il resto nel totale disastro.

Ora non voglio ripercorrere tracciati già ampiamente descritti da mesi di interventi e diatribe, che il suo Settimanale ha puntualmente registrato, comprese le serafiche opinabili se non offensive, affermazioni dell’Assessore regionale. Mi preme invece richiamare l’attenzione su alcuni punti:

1– le scelte che ci hanno così pesantemente penalizzati si dice siano state dettate da politiche di rientro della spessa sanitaria regionale da sempre in dissesto, sotto ogni bandiera. Molti hanno espresso dubbi sul reale rientro, comunque sia resta, però, incomprensibile come mai, negli stessi tempi in cui ci veniva negato il diritto alla Salute,  e chiusi i reparti, venivano pubblicate sul sito della Regione Piemonte le notizie di:

a. finanziamento della Citta della Salute e della Scienza di Novara: nuovo Ospedale dal costo di molte centinaia di milioni di Euro in preventivo (ma chissà quanti di più a consuntivo);

b. finanziamento del nuovo Ospedale di Torino 5 (Chieri, Carmagnola, Moncalieri) mentre ai vecchi Ospedali venivano garantite permanenza e potenziamenti;

c. completamento dell’Ospedale di Alba Bra con un blocco operatorio imponente;

d. nei fatti intanto evolvevano le crisi strutturali di altri Ospedali: Asti e Biella, di recentissima edificazione  e Vercelli, con buona pace delle capacità programmatorie regionali.

2– si è detto anche, che i nostri livelli di assistenza attuali siano stati tanto modesti (inappropriati ci è stato rinfacciato) da giustificare il ridimensionamento.

a. Ma a tanto ci ha portato il ridimensionamento  subito anno per anno da una politica di rapina che mai ha concesso un Primariato o una Direzione, mente ha rimosso tutto il rimovibile per assegnarlo a volte  Ovada, a volte (le più) a Novi ligure.

[…]

3– La rilevanza del territorio ci è stata negata sempre ed ostinatamente.

[…]

4– Un’ultima considerazione, ancora sulla Cardiologia: la dissoluzione di questa è stata giustificata dalla necessità di realizzare una Cardiologia alternativa, nuova e definita territoriale nel progetto dell’ASL AL. L’errore commesso è marchiano e solo chi non lo vuol riconoscere non lo vede. […]

a. La Cardiologia di Acqui Terme dal 1994 ha avviato e progressivamente realizzato un modello territoriale che le Linee guida Europee hanno qualificato nel 2016. Siamo partiti 20 anni prima.

[…]

Ma ormai tutto è perduto, la roccia su cui era fondata la Cardiologia non ha retto. Molti hanno lavorato a  minarne la robustezza, e non solo da fuori la nostra realtà sociale e sanitaria;  nelle attuali guerre da medioevo provinciale prossimo venturo sarebbe anche comprensibile, ma, forse, anche dal suo interno qualcuno ha aperto le porte agli assedianti…

Varrebbe la pena ricordare che la regola delle cinque E sancisce la buona sanità: Efficace, Efficiente, Economica, Etica, Equa. Noi, della Cardiologia, checché ne dicano i nostri detrattori, le avevamo nella mente, nel cuore e negli atti e ci stavamo impegnando.  Ma abbiamo perso.

Chi potrà raccogliere il testimone ormai?…

Distinti saluti, Pierluigi Roncarolo».

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