Acqui Terme

La festa acquese del 25 Aprile

Acqui Terme.  Festa della Liberazione 2017. Prima il lungo corteo che si è snodato per le vie cittadine, fermandosi presso tutte le lapidi commemorative partigiane e tutti i monumenti. Un corteo assai partecipato, ricco di coloratissimi vessilli, di gonfaloni e bandiere. Tanta gente, con i Sindaci del territorio, con i militari, con gli ufficiali dei vari corpi.

Poi dal palco allestito in corso Bagni, avanti il monumento Ora e sempre Resistenza, quattro gli interventi per il 25 aprile.

Con Barbara Elese, per i giovani dell’ANPI di Acqui, a ricordare l’attualità di una carta costituzionale che ricorda i valori della dignità del lavoro, il ripudio della guerra e  che asseconda il legittimo desiderio di una seconda possibilità di vita per chi scappa.

E il concetto di un “25 Aprile che deve essere di tutti”, che chiude l’intervento, viene subito ripreso dal Sindaco Enrico Bertero, che punta sul valore dell’aggregazione e sulla interpretazione unitaria di questa data fondativa della storia italiana.

È poi Adriano Icardi, sempre per l’ANPI, a sottolineare la continuità, nel tempo, del corteo acquese del 25 aprile che, anche quest’anno, ha radunato tanti sindaci provenienti dai paesi del territorio, delle colline, gli stessi luoghi da cui discesero i partigiani liberatori 72 anni fa. Un bella e significativa continuità, che  anche Piero Calamandrei sottolineava, individundo nelle parole della Costituzione  quegli stessi  valori propri dei padri del Risorgimento.

Quindi è Stella Bolaffi Benuzzi, figlia di Giulio,  il capo partigiano Aldo Laghi, a ricordare i legami forti con la città di Acqui, nel nome del nonno Giovanni Seghesio, della fonderia e della casa di regione Trasimeno, e di una tomba di famiglia cui doverosamente torna più volte l’anno.

“Non sono un’estranea, in questa città, in cui arrivai, la prima volta, quando avevo 40 giorni di vita; ma neppure lo sono presso quei paesi  della Val Susa che concessero la cittadinanza onoraria a Giulio Bolaffi partigiano, per ricordare il  sua operato nel periodo resistenziale”.

[…] [L’Ancora n.17 del 30 aprile 2017]

Davvero bellissimo che la nostra Costituzione sia nata così.

G.Sa

 

Martedì non sono andato al mercato. Era il 25 aprile

Forza che è giunta l’ora, infuria la battaglia / per conquistare la pace, per liberare l’Italia; / scendiamo giù dai monti a colpi di fucile; / evviva i partigiani! È festa d’Aprile. (Festa d’Aprile di Sergio Liberovici e di Franco Antonicelli).

Il marchese di Monferrato Guglielmo VIII Paleologo «con suo decreto dei 11 ottobre [1480] accordò alla Città [di Acqui] il privilegio di un pubblico mercato nel giorno di Venerdì d’ogni settimana… Un solo mercato prima si faceva in questa Città da tempo tanto antico, che se non se ne trova l’origine, ed è quello del Martedì.» Così ci ricorda Guido Biorci nella sua opera Antichità e prerogative d’Acqui Staziella. Se la consuetudine mercatale esiste ab immemorabili il decreto legislativo luogotenenziale Disposizioni in materia di ricorrenze festive del 22 aprile 1946 stabilì che «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale». Il 27 maggio 1949 con la legge 260 Disposizioni in materia di ricorrenze festive il legislatore perfezionò così il decreto «Sono considerati giorni festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici, oltre al giorno della festa nazionale, i giorni seguenti: […] il 25 aprile, anniversario della liberazione; […]».

Ho trovato sconcertante anteporre alla memoria di chi è morto per la nostra libertà la scelta di non «danneggiare in alcun modo le attività commerciali» giustificata dall’attuale sindaco – tarda eco del funesto «Enrichissez-vous!» pronunciato nel 1840 da François Guizot ministro di Luigi Filippo – di non anticipare il mercato.

Inoltre il corteo per questo motivo ha dovuto modificare parte del percorso non potendo percorrere quel corso Italia in cui nel 1945 sfilarono i Partigiani. Acuta la dolorosa constatazione di un partecipante «laddove non c’erano riusciti i nazisti…».

Non abbiatemene signori commercianti mi vedrete venerdì.

Lionello Archetti – Maestri

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