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Domenica 19, lancio ufficiale dell’Asti secco, a Canelli

Canelli. Domenica 19 novembre a Canelli, patria del Moscato e dell’Asti, verrà lanciato l’ultimo nato in casa Asti, in versione “Secco” dello spumante.

Un appuntamento che il presidente del Consorzio dell’Asti, Romano Dogliotti,  organizzatore della giornata, aveva annunciato, velatamente,  a fine settembre, in occasione della consegna del premio “Vino e Territorio”: «L’Asti secco debutterà a Canelli per poi andare a Milano, Roma e via via nel mondo».

Adesso, invece, è ufficiale. Nella terra dove, nel 1865, Carlo Gancia diede i natali allo Spumante Italiano debutterà il nuovo virgulto al quale affidano lusinghieri  destini i quattromila produttori di uve Moscato.

Il programma, non ancora ufficializzato, ma anticipato sui social, prevede l’installazione di una grande tensostruttura in piazza Gancia che ospiterà il ricco programma predisposto dal Consorzio.

Alle 11,30 un talk show del giornalista Sergio Miravalle aiuterà vignaioli a raccontarsi.

Dopo la presentazione dei produttori che dalle loro cantine faranno uscire le nuove bollicine in versione secco, tre grandi firme “stellate” della cucina astigiana abbineranno, dopo un ricco buffet di salumi e formaggi, i piatti del territorio. Ai fornelli, Mariuccia Ferrero del “San Marco” di Canelli, Walter Ferretto “Il Cascinale Nuovo” di Isola d’Asti e Massimiliano Musso del “Ca’ Vittoria” di Tigliole proporranno finger food, primi piatti e dolci.

Per gli enoappassionati banchi di assaggio dedicati al Moscato d’Asti, all’Asti Dolce e all’Asti Secco. Bollicine, queste ultime, già presenti in molti locali della Valle Belbo come a Santo Stefano Belbo (“Alla cieca”), a Castiglion Tinella, a Calamandrana. Un segnale di attenzione e curiosità con la speranza di future, grandi fortune.

Comincerà così  la nuova strada dell’Asti secco (anche ‘demi-sec’ o ‘extra secco’), la tipologia più moderna e confacente  al mutare del gusto  dei consumatori e dello spumante piemontese, a base moscato bianco di Canelli.

Una piccola rivoluzione dello spumante italiano più venduto nel mondo che, probabilmente, ha scontato gli storici problemi dell’assetto produttivo, legato a doppio filo alle logiche commerciali  delle industrie e della rete.

Ad arrivare all’Asti secco, a prescindere dalle iniziali polemiche con i ‘cugini’ del Prosecco, non c’è stato l’immediato ed entusiastico favore di tutta la filiera, ma, fortunatamente, non c’è stata nessuna pregiudiziale  contraria che, oggi, dopo i progressivi aggiustamenti adottati dopo le prime prove sperimentali effettuate nel laboratorio tecnico del Consorzio di tutela, si è trasformata per un prodotto di buona qualità, fresco e con una nota aromatica propria dell’uva moscato che lo rende piacevole e diverso  da molti altri ‘secchi’, oggi, in commercio”.

Si rileva  una forte attesa e speranza per la buona riuscita dell’operazione che “almeno nella prima fase, non dovrebbe badare solo ai numeri (tra i quattro e i sei milioni  di pezzi), ma anche al posizionamento qualitativo tra i gusti dei consumatori e sugli scaffali di vendita.

Non manca però la seria cautela dei piccoli produttori che si trovano davanti ad uno scenario tutto nuovo e quindi con qualche inevitabile rischio d’impresa e  non nascondono il timore che il ‘secco’ possa diventare un serio concorrente non tanto degli altri spumanti secchi nazionali, quanto della tipologia dolce della stessa denominazione.

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