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Gli acquesi pagheranno 200mila o 600mila euro? (VIDEO)

Acqui Terme. 200.000 o 600.000? Parliamo di tassa di scopo e della domanda che in tanti si fanno. Mentre i politici locali disquisiscono (termine eufemistico al posto di “si danno addosso”) sull’opportunità o meno dell’applicazione della tassa, riteniamo sia importante capire quanto graverà la tassa sulle tasche dei cittadini acquesi, anche perché la differenza tra una cifra e l’altra non è indifferente.

Ritorniamo per un attimo al consiglio comunale del 20 dicembre. Non è stata la prima volta che si è tirata in ballo la tassa di scopo perché era avvenuto nella seduta straordinaria dopo gli eventi alluvionali e l’aveva ipotizzata il vicesindaco Mighetti. Lo stesso Mighetti l’ha poi presentata nella seduta del 20 dicembre, con tutte le cautele del caso, facendo perno sul concetto di solidarietà e minimizzandone la portata complessiva, ricevendo l’opposizione delle forze di minoranza, come abbiamo raccontato nell’articolo scritto per l’occasione. Nello stesso articolo, per forza di cose, non avevamo riportato tutto quello che era stato detto al proposito ed in particolar modo non avevamo riportato le cifre, perché i riferimenti al “quanto” erano stati pochi e confusi. De Lorenzi nella sua opposizione aveva parlato di 200.000 euro che si sarebbero potuti, anche se con fatica, trovare facendo risparmi sul bilancio, tagliando alcune voci. Mighetti aveva risposto che servivano 245mila euro per fare gli interventi urgenti e non si poteva aspettare di rivedere tutto il bilancio. Così è passata la tassa di scopo e nessuno ha parlato di 600mila euro. Come è venuta fuori questa cifra?

Semplice: nella delibera approvata dalla maggioranza l’articolo 3 recita “L’imposta di scopo è dovuta a decorrere dal 1° gennaio 2020 per un periodo di anni tre, fino al 31 dicembre 2022, salvo diversa modifica del presente Regolamento”.

Se è stata citata una cifra di 200mila euro e non si è fatto riferimento, nel dibattito, alla durata della tassa, si fa presto a moltiplicare la cifra per tre anni e viene fuori 600mila.

A questo punto L’Ancora ha chiesto lumi al vicesindaco assessore al bilancio, Mighetti, che ha dichiarato che la tassa è stata modulata sui tre anni perché così prevede la normativa. La quota che si prevede di incassare sarà di 200mila per il primo anno. Con questi soldi il Comune pensa di poter fare gli interventi più urgenti che permetteranno di aspettare i contributi statali e di non ripetere la tassazione per i due anni successivi.

Quindi, stando alle parole di Mighetti, in pratica è stata approvata una tassa di 600mila euro, ma nelle intenzioni dell’amministrazione comunale ci si dovrebbe fermare a 200mila.

L’articolo 4/3 della delibera recita “Per gli anni successivi al 2020, l’aliquota sarà fissata con deliberazione annuale della Giunta comunale. Si applica l’art. 1, comma 169, della L. 296/2006”. Siamo andati a vedere questo articolo che si applicherà e recita “In caso di mancata approvazione entro il suddetto termine (data fissata da norme statali per la deliberazione del bilancio di previsione-ndr), le tariffe e le aliquote si intendono prorogate di anno in anno”.

Insomma, un iter non molto trasparente e ben poco chiaro, che lascia spazi a troppi dubbi e troppe illazioni. Si poteva fare di meglio, in tutti i sensi.

M.P.

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