Acqui Terme

Assegnati i premi per l’Acqui “Edito e Inedito”

Acqui Terme. Al momento di gala “digitale” vero e proprio, si giunge dopo l’intervista di Mariapaola Pesce a Roberta Balestrucci Fancellu coautrice, per la sceneggiatura, del testo/ graphic novel Beccogiallo dedicato a Ken Saro Wiwa, con cui “Edito e Inedito” esordisce tendendo – son le ore 16 di sabato 21 novembre – la mano all’ “Acqui Ambiente”. (Impossibile qui riassumere i contenuti della conversazione; ma il dialogo, ecco, si chiude con questa chiosa testuale: “rovesciamo lo slogan Aiutiamoli a casa loro: sulle questioni ambientali, è giusto dirlo, facciamoci aiutare da chi, in Africa, per fortuna, ha una sensibilità ecologica che noi abbiamo perduto).

Dopo i saluti di Elena Trentini e dell’Assessore alla Cultura uscente Alessandra Terzolo dopo i saluti di rito è Danilo Poggio a introdurre giurati presentatori e autori vincitori.

Dalla Sanremo del podestà Pietro Agosti, di cui narra il romanzo (sarà edito da De Ferrari) di Marzia Taruffi, in dialogo con Aldo A. Mola, si passa all’acquese Bruna Viazzi che sollecitata da Vittorio Rapetti, sottolinea il valore e l’eredità della cultura contadina “che ha tutto il diritto di essere interpretata come Storia”, è che è profondamente radicata nel DNA profondo della Acqui delle Terme, città turistica e alla moda.

 Il tema del rapporto tra intellettuali calabresi stimola la erudita conversazione tra Vito Gallotta e Rocco Lentini. Con dati, documenti e ricerca d’archivio che risultano di fondamentale valore anche nella tesi di dottorato di Fabrizio Nocera, dedicata all’esperienza partigiana nel Sud. “Far parlare le carte, non tacere le contraddizioni, perseguire l’onestà intellettuale”: è questo un filo che attraversa tutto il pomeriggio, che con Irene Fabiani (per lei una menzione, sempre nell’ambito della ricerca universitaria) affronta le problematiche della didattica della storia – la figura investigata è quella di Osvaldo Fabiani, medaglia d’argento nella Grande Guerra – da applicare tra i piccoli scolari di una classe quinta elementare.

 Se le parole di Manuela Agnelli conducono alla Toscana dei castelli e degli assedi (l gran finale vede protagonista (ed è quasi un Premio, meritatissimo, alla Carriera) Vittorio Giardino.

 Con il suo intervento (purtroppo è l’ultimo, siamo così oltre le 19…) vengono davvero tanti contributi critici utili per inquadrare il vecchio fumetto, dimentico dei suoi pregiudizi, che ha assunto una dignità letteraria. E, allora, colpiscono i 24 anni necessari per portare a termine il libro, il gusto per la lentezza, i riferimenti al bildungsroman di Jonas Fink eroe normale (e metaletterario: un libraio…) che vive oltre cortina, le allusioni nascoste a Kafka e, quel che più fa piacere alla Acqui dei Premi, la confessione di un felice attingere ai racconti (editi da Sellerio) dell’ “umanista” Victor Zaslavsky.

Finale strepitoso: ma per arrivarci non poca fatica (e pazienza). G.Sa

L’articolo integrale su L’Ancora n.44/2020

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