Acqui Terme

Covid: è fuga in campagna con solo 0,3% dei contagi, nei borghi la vita è più sicura

Acqui Terme. Appena lo 0,3% dei contagi colpisce le campagne dove in molti sognano di trasferirsi per sfuggire ai pericolosi assembramenti delle grandi città senza limitare la possibilità di movimento, grazie ai grandi spazi disponibili.

È quanto afferma Coldiretti Alessandria sulla base delle denunce complessive di infortunio da Covid al 31 dicembre 2020 registrate dall’INAIL che evidenzia come la percentuale più bassa di contagi tra le diverse attività si sia verificata proprio in agricoltura dove peraltro non si è mai smesso di lavorare per garantire le forniture alimentari.

“Il lavoro in campagna risulta essere più sicuro perché garantisce il rispetto delle distanze che nelle aree rurali si misurano in ettari e non in metri ma ad essere meno pericolosa è anche la vita nei borghi rispetto alle metropoli segnate da una forte densità di popolazione – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – Nei piccoli comuni italiani, che sono pari al 69% del totale, ad evitare gli affollamenti concorre un paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole con ben il 92% delle produzioni tipiche nazionali che nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti. Un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari”.

Nei 178 piccoli comuni della provincia di Alessandria con meno di 5mila abitanti (sono 5.500 in tutta Italia) il distanziamento è garantito per i circa 200.000 residenti che dispongono di oltre il 54% del territorio provinciale.  Il dato emerge da un’analisi di Coldiretti Alessandria in riferimento alle restrizioni che hanno portato  ad un aumento del 29% delle ricerche di case in campagna, nei borghi e nei piccoli comuni per la voglia di maggior sicurezza e ma anche di una migliore qualità della vita, secondo l’analisi dell’Ufficio Studi Idealista rispetto al periodo pre-Covid.

Una situazione di maggiore tranquillità riconosciuta dallo stesso ultimo DPCM che, come chiarito dalla FAQ del Governo, consente a chi vive in un Comune fino a 5.000 abitanti di spostarsi anche entro i 30 km dal confine del proprio Comune (quindi eventualmente anche in un’altra Regione o Provincia autonoma), con il divieto però di recarsi nei capoluoghi di Provincia. A chi vive in città è offerta, però, la possibilità di muoversi per lo svolgimento di attività lavorativa su superfici agricole, anche di limitate dimensioni, adibite alle produzioni per autoconsumo, non adiacenti a prima od altra abitazione anche al di fuori del Comune ovvero della Regione di residenza, sia per i residenti nelle zone rosse che arancioni.

“Una precisazione importante che – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – consente gli spostamenti a coloro che svolgono attività agricola solo per passione coltivando appezzamenti di terreno pubblici o privati per garantirsi cibo genuino e trascorrere un po’ di tempo all’aria aperta. Accanto a chi esprime la propria passione in orti e giardini ci sono anche molti che non si accontentano e coltivano almeno un ettaro di terreno a uso familiare. Si tratta in larga maggioranza di famiglie che hanno ereditato aziende o pezzi di terreno da genitori e parenti dei quali hanno voluto mantenere la proprietà per esercitarsi nel ruolo di coltivatori e allevatori, piuttosto che venderli come accadeva spesso nel passato. Ma sono anche molti coloro che hanno acquistato terreni o piccole aziende agricole, anche in aree svantaggiate, per ristrutturarle e avviare piccole attività produttive”.

Nei piccoli comuni italiani, che sono pari al 69% del totale, ad evitare gli affollamenti concorre un paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole con ben il 92% delle produzioni tipiche nazionali che nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti, “un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari”, concludono Bianco e Rampazzo.

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