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Acqui in palcoscenico

Acqui Terme. Entra nel vivo la 38ª edizione di Acqui in Palcoscenico, la manifestazione tutta acquese resa grande ed importante dalla ballerina e coreografa Loredana Furno, e che ha il pregio di aver portato ad Acqui la danza di livello.

Venerdì 16 luglio alle 21.30, sul palco del centro congressi, sarà messo in scena lo spettacolo Padova Danza Project, Bolero – Prigionia di un amore di Milena Zullo, che vedrà la partecipazione straordinaria dell’ètoile internazionale Luciana Savignano, con l’attore Massimo Scola e Padova Danza Project diretta da Gabriella Furlan Malvezzi.

Musiche di Maurice Ravel ed Enrico Gabrielli. Regia, coreografie e testi di Milena Zullo.

In principio fu il ‘Bolero’ di Maurice Béjart: esaltazione dell’erotismo allo stato puro, sensualità dirompente, ritmo alienante e travolgente.

Luciana Savignano

In scena Luciana Savignano, icona assoluta della danza internazionale, nata alla Scala, si è rivelata vestale inimitata e inimitabile dell’altra danza, quel flusso potente di correnti creative che hanno cercato una sintonia costante con la nostra epoca. Un corpo diverso dalle morbidezze del balletto classico che ha reso moderno e inedito il suo modo di danzare. Celebri coreografie di Béjart, come il Bolero, sono diventate in Italia grandi successi, replicati all’infinito, proprio attraverso la Savignano, grazie alla sua forza magnetica da incantatrice di serpenti. Nella sua lunga carriera ha collaborato con coreografi come Paolo Bortoluzzi e Jorge Donn, (patners indimenticabili) con Louis Falco, J. Butler, Roland Petit, Amedeo Amodio, Birgit Cullberg, A. Aley, Uwe Scholz, J. Russillo, D. Foreman, Glen Tetley, Robert North, J Iancu.

La Savignano danzerà su musiche di Ravel rivisitate da Enrico Gabrielli, polistrumentista e compositore tra le figure più importanti della scena musicale italiana contemporanea.

In Bolero –Prigionia di un amore la versione ipersensuale di Bejart lascia il posto a una trasposizione più intimistica in cui l’afflato di libertà diviene un urlo di prigionia. L’urlo che squarcia il silenzio in una società martoriata dal femminicidio.

In scena la forza di una donna e il racconto di un amore malato, una rivolta silenziosa contro ogni sorta di violenza e di sopruso.

All’attore Massimo Scola, è affidato il compito di dare voce a vittime e carnefici di questa prigionia. Voci che appaiono distinte, ma parte di una medesima natura perché la violenza di genere non ha confini, e il dramma del maltrattamento delle donne è anche il dramma degli uomini che restano.

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