Diocesi

La preghiera ecumenica in Cattedrale

Pubblichiamo integralmente il Sermone pronunciato dal pastore della Chiesa valdo metodista di San Marzano Oliveto, Gregorio Plescan, lunedì 23 gennaio 2023, nella Cripta della Cattedrale di Acqui, in occasione della Preghiera ecumenica guidata dal nostro Vescovo Luigi Testore, dallo stesso pastore Plescan e dai parroci della Chiesa ortodossa rumena di Alessandria e di Asti, padre Vasile Cican e padre Nicolae Sararu. Il Sermone verteva sul capitolo 25 del Vangelo di Matteo, conosciuto anche come “Il giudizio universale, secondo Matteo”. Ecco, comunque, il testo della predicazione del Pastore Plescan.

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Il tema del rapporto tra giustizia e fede è sempre cruciale, su cui tutte le generazioni di Cristiani si sono confrontate e divise, anche trasversalmente alle denominazioni e alle chiese.

Perché se è ovvio a tutti è che la fede non sia solo sentimento astratto, quel che è meno ovvio è il come trasformarlo in vita concreta. Cosa significa davvero giustizia, viverla, praticarla?

In questo affresco Gesù offre risposte a questa domanda, ma aggiunge anche domande alle risposte. La risposta più diretta è quella che ci ricorda che la giustizia non nasce dalle nostre convinzioni astratte su cosa sia giusto o sbagliato, ma dalla relazione con le necessità degli altri.

La giustizia non è quello che penso io, ma quello che provi tu.

È quello che potremmo definire “il paradosso del cellulare al clandestino”: spesso le esigenze degli altri sembrano molto elementari (mangiare, bere), ma in realtà sono sempre anche articolate (stranieri, nudi… stranieri perché profughi o perché invasori? Nudi da vestire con abiti smessi o desiderosi di capi firmati?) quando non provocatorie o potenzialmente scostanti (in prigione a causa di un errore giudiziario, di un reato d’opinione o perché colpevole senza speranza).

Ma la risposta contiene anche una domanda per noi – per un “noi” che si ripropone a ogni generazione cristiana: quando.

È una domanda tanto provocatoria quanto diretta e personale, sempre sanamente inquietante, per tutti, giusti e malvagi. Tutti siamo costretti a riconoscere che mai, non ti avevamo mai visto.

Perché per vedere richiede attenzione, ma collegato al quando richiede anche memoria – e questa è la sfida più ricca e salvifica che ci lancia Gesù, se ricordiamo che questo racconto parla del giudizio universale.

Gesù ci propone di fare i conti con il passato cercando le occasioni in cui siamo stati capaci di cogliere in quell’incontro l’incontro per antonomasia.

Un incontro, diversi incontri con persone in carne ed ossa e non con le proiezioni (talvolta i fantasmi!) della nostra religiosità.

Un incontro senza mediazioni, forse anche duro, in cui passano davanti ai nostri occhi slanci e fallimenti, empatia e disprezzo.

Incontri e confronti indispensabili che portano a un giudizio.

Anche quello del giudizio – con la metafora pastorale di pecore e capre – merita un po’ di attenzione, perché riserva qualche sorpresa.

Una prima sorpresa riguarda il fatto che ad essere giudicati sono tutti/e: non solo i cristiani.

Come dire, esiste un livello rispetto al quale l’adesione a questa o quella religione è secondaria – e questo livello si chiama “comune appartenenza all’umanità”.

Una seconda sorpresa riguarda chi è al centro della metafora: pecore e capre (non, per dire, pecore e lupi!).

Apparentemente animali equivalenti nella zootecnia biblica (gli Ebrei a partire dai Patriarchi, erano pastori di questo tipo di animale resistente al difficile habitat palestinese) eppure qui simboli di una differenza decisiva.

Sembrano uguali, come per tutti è difficile distinguere a prima vista un buono da un malvagio.

Ma non lo sono, perché le pecore seguono il pastore, il buon pastore. In questo quadro, che forse è fosco o forse limpido, in cui siamo tutti interrogati dalla grande domanda sul “quando”, possiamo indicare un percorso? La Commissione per la verità e la riconciliazione, nata nel 1995 in Sud Africa dopo la fine del sistema razzista dell’apartheid: è possibile pensare a una memoria che riconosca l’ingiustizia perpetrata e riconoscendola produca amore?

Dio avrà pietà di noi quando ammetteremo che in effetti ti avevo visto ma abbiamo preferito passare oltre?

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Nel corso della celebrazione ecumenica della parola di Dio sono stati raccolti 300 euro che saranno destinati a sostenere i “corridoi umanitari” promossi dalla Tavola Valdese e dalla Comunità di Sant’Egidio. 

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