Ovada

Padre Ugo Barani: “Il 118 non porta all’Ospedale di Ovada nemmeno i codici bianchi e verdi”

Ovada. Padre Ugo Barani, presidente dell’Osservatorio Attivo, punta il dito sull’Ospedale Civile e sulla Sanità.

«Nell’ultima intervista avevo affermato che da circa venti anni i vari Governi alla guida del Paese hanno distrutto la Sanità.

Mi è stato risposto dal direttore  generale Asl-Al che i problemi sollevati sia per l’Ospedale che il Pronto Soccorso per i codici bianchi e verdi erano in via di soluzione. Ed anche per l’Ospedale di comunità si era pronti per tradurlo in realtà operativa.

Mi sono imposto un rigoroso silenzio. Nove mesi in attesa della verifica nei fatti, tanto che persone ed amici, avendo notato tanto silenzio da parte mia, hanno pensato che, dopo aver tanto lottato per il mantenimento dell’Ospedale, mi fossi arreso.

Non è così!

Tutto il personale dell’Ospedale di Ovada opera benissimo, mai ho sentito una lamentela ma se si chiama il centralino per una visita dermatologica, mandano a Novara…

Il Pronto Soccorso presta tutte le cure con competenza a quelli che possono andarvi a piedi o farsi portare da parenti. Ma se si chiama il 118,  pur con codici bianchi  o verdi certificati dal medico, l’ambulanza non porta all’Ospedale di Ovada ma ad Alessandria, Novi, Tortona…

Una persona anziana operata al femore è stata mandata per la riabilitazione a Pieve del Cairo (provincia di Pavia). Eppure il primario di Tortona, dopo avermi operato all’anca, mi ha mandato ad Ovada per la riabilitazione, dicendomi che sono “bravissimi”.

L’Ospedale di comunità non è partito come promesso: ci sono i letti nuovi, medici disponibili, reparto vuoto…

Per la Sanità non ci sono soldi ma quando hanno sprecato 15 milioni di euro per la rete di contenimento dei cinghiali, quale politico ha alzato la voce, quale sindacato è salito sulle barricate? Si potevano investire nella Sanità, negli stipendi del personale e non lasciare che i nostri operatori sanitari scappino all’estero.

Il nostro Paese nella Sanità investe meno di molti Paesi d’Europa».

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